Sto rivedendo tutti i miei racconti scritti negli anni, e ne ho trovato uno che non rientra nei normali generi da me visitati, il racconto "esistenzialista", come lo chiamo io. Ne presento l'inizio qui di seguito: "Era arrivato al bar di buon ora, appena dopo la riapertura del pomeriggio e si era seduto in un angolo del bancone, aveva ordinato un aperitivo analcolico così, tanto per inumidire e preparare il palato all'azione vera e propria. Rimase a sorseggiare la bevanda per un abbondante quarto d'ora, senza pensare a qualcosa di definito – voleva far riposare la testa e se gli riusciva anche rilassarsi – fissando intensamente il bicchiere davanti a sè, tanto che il barista lo avvicinò: – Che c'è Diego; non ti piace il colore?"
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